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ANFITEATRO FAUSTO:


ANFITEATRO FAUSTO

shadow Anfiteatro Fausto

L'anfiteatro è la principale emergenza archeologica di età romana della città; occupava in antico un'area interna alle mura ma periferica rispetto all'abitato di Interamna Nahars, in prossimità della porta (scomparsa ma da ubicarsi all'altezza di Piazza Briccialdi) attraverso la quale la Flaminia, giungendo da Narni, entrava in città.

Nonostante la sovrapposizione di strutture di epoche successive, come la Chiesa del Carmine ed il Palazzo Vescovile, che si fondano sulle murature antiche, la caratteristica forma ellittica (asse maggiore m. 97,50, asse minore m. 73) è chiaramente rileggibile in tutto il suo perimetro.

Eretto nel primi decenni del I secolo d.C. in opus reticolatum bicromo (con cubilia di pietra sponga alternati ad elementi calcarei), il monumento, in virtù non solo della mole originaria ma anche del pressoché costante riutilizzo nel corso dei secoli, è conservato per una notevole altezza che, lungo via del Vescovado, raggiunge quasi i dieci metri.

La facciata, visibile all'interno dei giardini della Passeggiata, si presenta al piano terra scandita da semipilastri in blocchetti di sponga, delimitanti campate alternatamente chiuse ed aperte con archi; in base ad un disegno della fine del XV secolo conservato nella raccolta della Galleria degli Uffizi, ritenuto autografo di Francesco di Giorgio Martini e postillato da Baldassarre Peruzzi, nel quale è riprodotto un tratto del prospetto esterno dell'anfiteatro, si può ricostruire un secondo ordine con finestre architravate delle quali oggi non resta traccia.

All'interno della struttura originaria sono attualmente visibili lunghi brani dell'ambulacro perimetrale coperto con volta a botte (larghezza m. 2,25, altezza al colmo della volta circa m. 6), diversi ambienti radiali che sostenevano le gradinate (lunghezza m. 5,60, larghezza variabile tra m. 3,10 e m. 2,30) ed un secondo corridoio anulare.

Nello spazio compreso tra quest'ultimo ed il perimetro dell'arena (le cui dimensioni possono essere fissate, per quanto riguarda i due assi maggiore e minore rispettivamente in m. 52,20 e m. 26,70), sono da collocare un secondo anello di ambienti radiali ed il podio, con relativo corridoio di servizio, elementi al momento non in vista ma verosimilmente almeno in parte conservati al di sotto dell'interro dell'area centrale.

In corrispondenza dell'asse maggiore dell'ellisse si trovano i due ingressi principali costituiti da ampi archi in grandi blocchi di calcare; nella parte meridionale dell'edificio si possono inoltre individuare una serie di ingressi secondari, aprentisi ogni quattro campate, che tagliavano i due ambulacri per sboccare, molto probabilmente, nel podio che cingeva l'arena.

Non resta invece alcuna traccia delle gradinate della cavea e delle scale per accedere a questa e al piano superiore, ma riteniamo che dagli scavi in corso possano emergere utili elementi per la ricostruzione di queste.

Esaurita la sua funzione di edificio per spettacoli, con la decadenza dell'impero romano, e dopo un periodo di abbandono durante il quale le sue strutture dovettero essere oggetto di un sistematico intervento di spoliazione per il recupero di materiale da costruzione, il monumento, a partire dall'età medievale venne interessato da una consistente occupazione di tipo residenziale e religioso, ampiamente documentata da fonti documentarie e resti materiali.

Sin dall'inizio del XIII secolo, quando gran parte dell'anfiteatro, allora di proprietà comunale, viene concesso in dote alla mensa vescovile, nel momento della restaurazione della diocesi ternana, è infatti attestata la presenza di unità abitative, sorte all'interno delle strutture perimetrali; in più punti sono tutt'ora riconoscibili brani della caratteristica muratura in "quadrelli" di sponga riferibili a queste case, parte delle quali fu demolita soltanto negli anni '30.

Con l'assegnazione al Vescovo comincia anche l'insediamento sui resti romani della sua residenza, che nel corso dei secoli vedrà successivi ampliamenti fino alla attuale configurazione del Vescovado che occupa gran parte della metà settentrionale dell'ellisse.
Più recente è invece la costruzione, sul lato opposto, della chiesa del Carmine e del relativo oratorio: l'edificio, sorto in relazione ad una immagine della Madonna del Carmelo, dipinta sul muro esterno dell'anfiteatro nel XV secolo e tributaria di particolare venerazione da parte dei ternani, fu eretto al partire dai primi anni del '600 per essere concluso soltanto nel 1783.

Questo stratificarsi di trasformazioni edilizie, oltre a garantire almeno in parte la conservazione del monumento lo ha trasformato in un vero e proprio "archivio tridimensionale" delle vicende urbane, civili e religiose di un quartiere storicamente importante come il Duomo, all'interno del quale viene a trovarsi.
L'amministrazione comunale di Temi vista l'importanza del sito decise di acquisirne la proprietà alla metà degli anni settanta.

È possibile visitare l'Anfiteatro Fausto su prenotazione.

fonte sito comunale


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